Lo scandalo di Ubu re

Lo scandalo di Ubu re
Illustrazione per Les songes drôlatiques de Pantagruel, François Desprez, 1565
«Anche certe espressioni del linguaggio ubuesco, e valga per tutte il famoso «merdre» con cui inizia la pièce, passano alla storia; le sue stesse caratteristiche fisiche, l'enorme pancia insaziabile, la «gidouille», come comunemente Ubu la chiamava, la tozza figura a forma di pera, divengono popolari».
Vincenzo Accame, Alfred Jarry, Il Castoro, n.88, aprile 1974.
10 dicembre 1896 - la prima di Ubu roi al Théatre de l'Œuvre

10 dicembre 1896 – la prima di Ubu roi al Théatre de l’Œuvre

Il 10 dicembre 1896, al théâtre de l’Œuvre di Parigi (teatro diretto da Aurélien Lugné-Poë) viene presentato Ubu re di Alfred Jarry. Claude Terrasse ne cura la musica e Firmin Gémier recita nel ruolo di Ubu. Questa rappresentazione provoca un putiferio in sala forti polemiche tra i critici: Jules Lemaitre s’interroga se non sia uno scherzo, mentre Henry Bauer dichiara che la figura di Ubu è stranamente suggestiva, come un vento in grado di abbattere non solo il concetto tradizionale di rispetto, ma anche pregiudizi secolari.

In effetti, la storia di Ubu inizia veramente da uno scherzo in collegio e Jarry utilizza le idee dei compagni di Rennes, facendole conoscere al pubblico. Jarry, riscrivendo e arricchendo la storia di Ubu, dà a quelle idee un’innegabile qualità letteraria. Da grande ammiratore di Rabelais, si prende la libertà di inventare un lessico particolare e alcune parole vengono successivamente adottate nella lingua francese, come il termine ubuesque che diventa sinonimo di “assurdo” e “mostruoso”.

Illustrazione per Les songes drôlatiques de Pantagruel, François Desprez, 1565

Illustrazione per Les songes drôlatiques de Pantagruel, François Desprez, 1565

Il successo e lo scandalo che provoca Ubu rendono famoso Jarry, affermandone anche l’originalità, che lui stesso curò come una vera opera d’arte, meritandosi a pieno il titolo di primo performer consapevole nella storia dell’arte.

Senza adottare l’ideologia di Padre Ubu, Jarry prende dal suo eroe le forme eccessive di comportamento per andare fino in fondo a se stesso: «Aut numquam tentes, aut perfice» (Non provare nulla, a meno di non andarci fino in fondo).

È un esempio magistrale di contrapposizione tra opera e vita: i suoi gesti non sono semplici esternazioni di una personalità espansiva, ma veri e propri atteggiamenti che anticipano il Dadaismo e tutta l’arte della performance del 1900.

Tania Lorandi

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