Alda Merini (1931 – 2009)

Alda Merini (1931 – 2009)
Alda Merini

Alda Merini

Ha scelto il venerdì 27 HAHA, giorno dell’ OCCULTAMENTO DI ALFRED JARRY (festa Suprema Prima seconda) nell’anno 137 dell’Era Patafisica per altrettanto occultare se stessa. Come per puntualizzare che l’estrazione era proprio quella di una “scienziata” del linguaggio che traeva ispirazione direttamente dalla sorgente e che sapeva lasciarsi guidare dai flussi superiori, dalle sfere più alte dove lo spirito si materializza in suoni che il poeta trascrive in parole.

Nel Collage de ‘Pataphysique, Alda Merini era Vate Diluitrice di Salamandriche e Mandragoriche Voci.

Per la mostra a Villaverla (VI) intitolata Queneau 1903 – 2003 (che rendeva un triplice omaggio a Raymond Queneau, Enrico Baj e André Blavier), scrisse una poesia dove ricordava Enrico Baj, l’Imperatore Analogico dell’ Institutum Pataphysicum Mediolanense, al quale era molto legata.

Io ora li immagino mentre confabulano, li vedo intavolare lunghissimi discorsi sulla poesia e la pittura.

I suoi patamici del Collage de ‘Pataphysique la ricordano anche in silenzio. Alcuni, invece, hanno voluto accompagnare la sua “Fuga d’Ablou” con delle parole. Eccole…

Tania Lorandi
Hunyadì 29 HAHA, Marea Terrestre, 137 Era Patafisica.

Alda Merini e Enrico Baj

Alda Merini e Enrico Baj

 Caro Baj,

il tuo cuore era una grande piscina
dove noi poeti ci tuffavamo allegri
certi del tuo ristoro.
Anfitrione generoso e gaio,
la tua famiglia è un canto
per tutte le religioni.

Alda Merini

 

Alda Merini e Alberto Casiraghi

Dimostrava la sua grande libertà anche nei confronti degli amici… Una di queste ultime mattine mi ha svegliato per raccontarmi il sogno che aveva appena fatto, complicatissimo tra l’altro; ad un certo punto, probabilmente già in preda alla stanchezza mi ha detto:

Vai avanti tu a decifrare il sogno che io continuo a dormire.

Mi delegava il suo sogno… L’ultima volta che l’ho sentita mi disse:

Caro Alberto, La Merini se ne sta andando.

Era lucida e cosciente di tutto! Alberto Casiraghi 

Il 31 ottobre di una decina di anni fa molti amici erano convenuti a Vergiate per festeggiare il compleanno di Enrico Baj. Tra i convenuti c’erano Alda Merini e Dino Messina che ogni giorno apriva le pagine culturali del “Corriere della Sera” con i versi di un poeta. Per tale motivo a un certo punto comunicò di dover lasciare la compagnia; doveva infatti tornare in redazione a Milano per cercare una lirica da pubblicare per il giorno dopo. A quella notizia un coro si levò unanime: “Ma abbiamo qui Alda Merini!” E lei non si scompose. “Scrivi!”, mi intimò, improvvisando tutto d’un fiato gli splendidi versi che la gente potè leggere l’indomani. Luciano Caprile

La prima volta che telefonai ad Alda Merini finsi di essere un idraulico perché Casiraghi (Pulcinoelefante) mi aveva informato di certe perdite d’acqua nel suo appartamento e della sua passione-odio per gli artigiani che non si trovavano mai. Alla fine del dialogo la invitai a Pomponesco per una giornata patafisica confermando che Baj l’avrebbe nominata Satrapessa. Si presentò l’8 settembre 2001, giornata limpida e calda, in cappotto pesante. Prima del pranzo, al tavolo di un caffè sotto il portico della piazza, lesse al microfono alcuni suoi versi che andarono a conficcarsi nell’aria. Nonostante la moltitudine di persone si fece un profondo silenzio e tutto ascoltava quella voce di fango e oro, di angosciosa gioia e anime alla deriva. La incontrai ancora ai Navigli sotto casa sua, doveva essere un buon momento poiché rimanemmo a parlare a lungo. A Casiraghi, al quale lei telefonava quotidianamente, chiedevo spesso del suo stato di salute. Quasi sempre mi diceva che non stava bene, ma aveva tutta l’aria di essere un modo di dire. L’ultima volta disse che era molto peggiorata. Ma come credergli? Buon viaggio, Alda! Afro Somenzari

Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.

Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d’amore.

Vorrei che fosse così chiaro il nostro saluto alla Merini, fatto con le sue stesse parole. Un modo per ricordare a tutti quanto amore covasse in lei, e quanto ingrato sia stato questo paese neppure una volta all’altezza della sua grandezza. Pasko Simone

Grazie Alda

Sei stata una nuvola,
posata sul nulla
al di là del niente.

Sei stata suoni nel tempo,
amori fantasma
e smanie del cuore.

Sei stata pensieri silenziosi,
ombre dell’anima
a lettere mobili.

Grazie Alda. Enrico Tavernini

Pensieri parole opere e ammissioni.

Parole che pensano
inciampano e si rialzano.

Parole che danno forma al mondo
e poi annichiliscono.

Per lei, per noi, per i poeti
che balbettano insoliti alfabeti
a descrivere universi
o cortocircuiti in versi.

E nel tempo del silenzio tra le frasi ritrovare
lo spazio per riuscire a respirare. Cecilia Guastaroba

Un piccolo invito al domani chi viene verrà,
ad alda by fede. Federico Mazzoli

La Merini è morta.

Naturalmente, per me, vorrei che nessuno
mi ricordasse, al limite che dicesse che sono crepato.

La punta di diamante della mia invidia
è la dissoluzione nel terreno, il viaggio
interstellare a cui saranno sottoposti
i suoi atomi attraversando corpi e materie,
fuochi e acque, tutte le morti e tutte le vite.

Ciao Alda, ciao Renato. Renato Piedimonte

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Alda

Se lasci cadere una foglia
Ricorda di togliere la farfallina dalla busta
e di liberarla al tramonto.

Scoprirai tarme a punto per bachi bambini.

Sua Regina e poi una parola che vola in aria.

Così Alda ritroverà un nucleofilo da attaccare
Mostrando a tutti le formule di risonanza. Stefano Marinucci

Alda cara,

il nostro primo incontro è stato ad una mostra di Enrico Baj a Milano, poi, grazie ad Alberto Casiraghi, abbiamo realizzato insieme uno di quei preziosi libricini delle Edizioni Pulcinoelefante…

Ti abbraccio. Gretel Fehr

Due aforismi di Alda Merini
con un opera di Gretel Fehr.
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